NON E' VERO CHE NON SIAMO STATI FELICI di Irene Salvatori

27.04.2025
Perché lo consigliamo?
 

Perché questo libro esce dai canoni del romanzo. E', in realtà, un discorso, una telefonata oltre che intercontinentale, fuori emisfero. Questo è un libro che va letto con l'attenzione che si dà all'ascolto di un dialogo; ad un dialogo che diventa (da subito) intenso, forte, duro, e al tempo stesso divertente. Bisogna farsi trascinare dalle parole, dalla punteggiatura, dai concetti, dalle frasi e dal racconto. Non sarà affatto difficile riuscirci, perchè Irene Salvatori sa usare le parole in maniera magistrale, le porta e le fa andare dove vuole. Sarà perchè è una traduttrice, sarà perchè ha imparato a far cambiare lingua ai testi che le vengono assegnati, sarà perchè quel che racconta è così intimo che diventa, parola dopo parola, pagina dopo pagina, facilmente riconoscibile.


Cosa ci è piaciuto di più?

L'autoironia che non manca affatto, anzi è centrale. Per raccontarsi, parlare del proprio percorso di vita, occorre molta ironia. Aiuta a vedere meglio le cose e a dargli una spiegazione più puntuale. Non serve la rabbia, non serve il rancore e la Salvatori lo ha capito. Questo dialogo fitto è con la sua mamma di cui è orfana da quindici anni. E' un dialogo aperto, che a tratti aspetta il contraddittorio, che in realtà avrebbe bisogno del contraddittorio. E' una figlia ferita, che sente il senso dell'abbandono, che cerca di costruire quel che è diventata, che racconta alla madre le esperienze vissute fino ad allora in sua assenza.


C’è qualcosa che non abbiamo gradito?

E' una lettura che richiede esercizio. I paragrafi iniziano con la minuscola, finiscono senza alcuna punteggiatura (esattamente come accade in un dialogo) ed alcuni contengono un interrogativo a cui potremo forse trovare la risposta andando avanti, o forse no! Non sono tanto gli eventi ad essere raccontati, ma l'effetto che un tal evento ha avuto sulla voce narrante. Una volta imparato questo, si andrà avanti speditamente.


Frase da sottolineare:

"tra i libri di scuola mi sono persa a risalire il fiume del tempo e sono arrivata indietro, indietro che mi sono trovata seduta con Foscolo in mano. Anche Ariosto mi guardava, ma ero sola e Ariosto è una lettura a voce alta, invece Foscolo. Diobonino Foscolo sei te, a ogni verso sento la prof di liceo che mi rincorre per casa col libro in mano e declama, interpreta. Ascolta, ascolta, dicevi."

 

Grazie a Maria Rosaria Vitalone che consiglia questa lettura. Precisa che Irene Salvatori traduce letteratura dal polacco e dal tedesco e scrive poesie. Questo romanzo le è valso il Premio Donna Scrittrice Rapallo "Premio Opera Prima" nel 2020.


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