Perché lo consigliamo?
Perché è un romanzo che ci
mette di fronte a una domanda scomoda: quanta parte della nostra vita scegliamo
davvero, e quanta invece ci scivola addosso, senza che ne siamo del tutto
consapevoli? Jonathan Coe racconta questa storia con uno stile limpido, ingannevolmente
semplice, che permette di entrare in profondità senza mai appesantire. È un
romanzo che si legge e si fa leggere e che poi continua a lavorarti dentro,
perché dietro quella leggerezza apparente c'è uno sguardo molto lucido, ironico
e umanissimo.
Cosa ci è piaciuto di più?
Il tono del romanzo: un
misto di ironia sottile e malinconia che non cerca mai la battuta facile né il
sentimentalismo.
Maria, la protagonista, sembra attraversare la vita con una sorta di
indifferenza, o forse solo con un'emotività talmente trattenuta da sembrare
assente. Eppure, è proprio questo scarto che colpisce: la sua "passività" mette
in crisi la nostra idea di protagonismo, di volontà, di identità.
La scrittura è precisa ma mai rigida, con descrizioni che sono essenziali e
piene di senso. C'è un'intelligenza narrativa che non pretende di spiegare
tutto, ma che accompagna con grazia, invitando a osservare — e magari a
sorridere — anche quando la realtà è tutt'altro che comica.
C’è qualcosa che non abbiamo gradito?
Alcuni passaggi possono
disorientare, soprattutto se ci si aspetta una trama tradizionale, con
conflitti espliciti o grandi rivelazioni. Maria è una protagonista che non
"buca la pagina" nel modo a cui siamo abituati: non si confessa, non agisce con
forza, non si ribella. Ma la coerenza – e bellezza – del romanzo è anche in
questo: forse l'identità non si costruisce con azioni eclatanti, ma si disegna
anche nel vuoto, nel non detto, nel lasciarsi vivere.
Frase da sottolineare:
"Noi diciamo sempre
"Andiamo a bere qualcosa?" come se l'atto del bere fosse il fine
principale dell'appuntamento e la compagnia dell'altro un fattore meramente
incidentale, tanto siamo timorosi di ammettere il nostro bisogno del prossimo.
[…] Noi diciamo sempre "Vuoi salire a prendere un caffè?" come se
fosse meno spaventoso riconoscere di essere dipendenti dalle bevande
blandamente stimolanti piuttosto che ammettere di essere del tutto dipendenti
dalla compagnia di altre persone."
Grazie a Manuela Costantini che ci consiglia questa lettura.
Donna per caso è il primo romanzo dello scrittore inglese Jonathan Coe, pubblicato nel 1987, e segnò l'esordio della sua carriera. Quando venne pubblicato non riscontrò molto successo e apprezzamento nel Regno Unito, tanto da essere etichettato come uno dei romanzi meno riusciti di questo scrittore; in Italia, invece, pubblicato da LaFeltrinelli in formato tascabile dal 27 novembre 1992, è stato uno dei libri più venduti e votati dell'anno.